Fuga per la vittoria (1981)

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Sep

Huston glorifica l'epica della vittoria attraverso un grande racconto di retorica sportiva



Seconda guerra mondiale. In un campo di prigionia tedesco, un gruppo di detenuti allenati da John Colby, famoso giocatore della nazionale inglese, viene sfidato da un ufficiale delle truppe naziste, il Maggiore Karl Von Steiner, a giocare una partita di calcio fra prigionieri alleati e soldati tedeschi. L'idea di una sfida sportiva fra fronti in guerra piace molto ai gerarchi nazisti, che decidono di far giocare la partita in un importante stadio della Parigi occupata e di renderla un grande evento di propaganda. Quando gli uomini interni al campo che lavorano segretamente con le forze della Resistenza francese vengono a sapere dell'evento, iniziano a pianificare, con l'aiuto della rude spia canadese Robert Hatch, un grande piano di fuga...

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Titolo originale...Victory
Paese di produzione...USA
Anno...1981
Durata...116 min
Genere...sportivo, drammatico, storico
Regia...John Huston
Soggetto...Jeff Maguire, Djordje Milićević, Yabo Yablonsky
Sceneggiatura...Evan Jones, Yabo Yablonsky
Produttore...Freddie Fields
Casa di produzione...Paramount Pictures, Lorimar
Distribuzione in italiano...Gold Film
Fotografia...Gerry Fisher
Montaggio...Roberto Silvi
Effetti speciali...Péter Pásztorfi
Musiche...Bill Conti
Scenografia...J. Dennis Washington, Sydney Ann Kee
Costumi...Tom Bronson
Trucco...Tony Lloyd, Michael Westmore


 

Sylvester Stallone: Cap. Robert Hatch
Michael Caine: Cap. John Colby
Max von Sydow: Magg. Karl Von Steiner
Pelé: Cpr. Luis Fernandez
Bobby Moore: Terry Brady
Osvaldo Ardiles: Carlos Rey
Paul Van Himst: Michel Fileu
Kazimierz Deyna: Paul Wolchek
Hallvar Thoresen: Gunnar Hilsson
Daniel Massey: Col. Waldron
Julian Curry: Com. Shurlock
Clive Merrison: falsario
Carole Laure: Renée
Tim Pigott-Smith: Magg. Rose
John Wark: Arthur Hayes
Co Prins: Pieter Van Beck
Mike Summerbee: Sid Harmor
Russell Osman: Doug Clure
Amidou: André
Kevin O'Callaghan: Tony Lewis
Gary Waldhorn: Müller (allenatore naz. tedesca)
Werner Roth: Baumann (cap. naz. tedesca)
Jean-François Stévenin: Claude
Anton Diffring: radiocronista tedesco
Gunter Wolbert: radiocronista tedesco


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Anche se lo corteggia molto di frequente, il cinema non ama molto lo sport. Entrambi condividono infatti le potenzialità di un linguaggio semplice, diretto, che gioca su passioni genuine e sull'enfasi del movimento, ma è ovvio che il lavoro sedentario dell'illusione del cinema si adatta con non poche difficoltà alla competizione fisica e al sudore delle pratiche sportive. A fine carriera, John Huston rivolge invece la sua attenzione e l'esperienza di cineasta classico alla retorica sportiva per dare ulteriore ardore all'epica della grande Storia. Cercando di unire assieme la forza di una grande fuga alla John Sturges con la passione sportiva di "Momenti di gloria" e la carica ironica di "Quella sporca ultima meta", Huston drammatizza un episodio realmente accaduto sul fronte orientale durante la Seconda guerra mondiale per raccontare la più grande vittoria della storia del Novecento: la sconfitta del nazi-fascismo. E lo spirito della vittoria è, fin dal titolo stesso, l'obiettivo della glorificazione del film di Huston, che mette in scena lo sport forse meno amato dal pubblico americano, il calcio, e una squadra internazionale piuttosto eterogenea per rendere il concetto più universale possibile. Sylvester Stallone, Michael Caine, Max Von Sydow e un insieme di stelle del calcio degli anni Sessanta e Settanta, fra cui Pelé, vengono così chiamati a ricoprire una specifica zona del campo. Caine e Von Sydow danno vita a un elegante confronto fra icone del cinema europeo, mentre Stallone con la giusta autoironia diventa un rozzo eroe della Resistenza. Sono soprattutto loro tre ad articolare il primo tempo, quello che serve a Huston per costruire un contesto storico e un'efficace atmosfera mista di cameratismo e di tensione. Una volta sviluppato l'intreccio e intessuto i vari nodi narrativi, lascia ai veri giocatori il compito di creare una tensione drammaturgica attraverso la potenza solenne dello sport. Grazie anche all'apporto delle coreografie elaborate dallo stesso Pelé e a un uso metodico del ralenti, è la plasticità delle giocate dei protagonisti a farsi vero emblema della Vittoria. Una vittoria che irrompe in campo cantando La Marsigliese, senza paura di apparire troppo ingenua o troppo romantica, perché sa che il senso della gloria è sia rivoluzionario che retorico, un po' competizione sportiva e un po' mito.



Fuga per la Vittoria             2,19GB

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